LA LEGGENDA DEI FALSI CIECHI di Andrea Ferrero

La leggenda dei falsi ciechi nasce in gran parte da ignoranza e da pregiudizi, con i quali soprattutto si alimenta. Infatti la disabilità visiva si conosce poco e male e quel poco che si conosce è spesso figlio di luoghi comuni, di sentito dire, di stereotipi, anche se, come ogni leggenda che si rispetti, ha anche un fondo di verità, ma certamente non nei numeri e nelle dimensioni che ci vengono raccontati.
Questa ignoranza diffusa, alimentata da certa stampa e da certa televisione di costume,. genera un clima da caccia alle streghe nei confronti dei disabili visivi che sempre più spesso sono visti come truffatori ed imbroglioni. Un clima che crea nei disabili la paura persino di compiere tranquillamente le normali attività della vita per timore di finire sui mass media e/o su qualche social che denunciano l’ennesimo caso di falso cieco. Eppure ci vorrebbe davvero poco per far capire e spiegare che le persone con disabilità visiva possono compiere tutta una serie di attività e di azioni normali della vita che ai vedenti potrebbero sembrare in contrasto con lo status di disabile visivo, come usare lo smartphon e, un tablet, un computer, ascoltare la musica con un lettore MP3, attraversare la strada con sicurezza, muoversi all’interno di ambienti chiusi o all’aperto con naturalezza e disinvoltura senza bastone bianco o cane guida, leggere uno scontrino, una lista della spesa, un giornale o un menù, fare la spesa in un supermarket o in un grande magazzino, contare i soldi, prendere un bus senza sbagliare mezzo e linea, cucinare, pulire la casa e vivere da soli, praticare diversi sport senza bisogno di portare per forza gli occhiali scuri. Insomma i disabili visivi possono fare davvero tante cose.
Ma procediamo con ordine. Oggi ci sono sempre meno persone cieche dalla nascita e invece ci sono sempre più persone che perdono gradualmente la vista nel tempo a causa di malattie genetiche degenerative e progressive, per le quali non è prevista alcuna cura, senza considerare poi che l’allungamento della vita ha creato negli anziani, tra le varie patologie, anche gravi problemi di vista. Queste malattie hanno cambiato profondamente il mondo della disabilità visiva rispetto al passato. Infatti se immaginiamo questo mondo come un segmento e se ad un estremo mettiamo le persone che vedono bene sia pure con l’ausilio di occhiali, e all’altro estremo coloro che non vedono assolutamente nulla, il centro del segmento rappresenterà il mondo dell’ipovisione, nel quale, considerato che siamo tutti diversi, devono trovare collocazione le persone che vedono poco e male; naturalmente ognuna a modo suo. Così ci saranno le persone che, quando va bene, vedono qualche decimo; quelle che hanno un campo visivo significativamente ridotto; quelle che patiscono la troppa luce o il buio; quelle che non percepiscono uno o più colori; quelle che vedono in modo distorto e strano.
Or bene, la normativa, a differenza del sentire comune, è riuscita ad intercettare questo cambiamento. Infatti la legge n.138 del 3 aprile 2001, per classificare e quantificare le minorazioni visive, oltre a considerare l’acuità visiva, introduce un elemento di novità: il campo visivo. Così una persona è considerata cieca totale secondo la legge n.138 se nell’occhio migliore ha solo visione luce, oppure se ha un campo visivo inferiore al tre per cento. La portata di questa legge è decisamente innovativa perchè considera ciechi totali anche quelle persone che pur mantenendo un’acuità visiva elevata, possiedono un campo visivo particolarmente ristretto.
A questo punto dobbiamo perciò fare una doverosa distinzione, ovvero quella tra cecità fisica e cecità legale. I due concetti non sempre coincidono e usare l’uno o l’altro può creare confusione. Alla poca conoscenza e cultura della disabilità visiva, all’ignoranza, ai pregiudizi, al clima sociale spesso ostile, bisogna anche tener conto di un certo comportamento di alcuni disabili visivi, soprattutto i cosiddetti ciechi tardivi, che spesso, non accettando la propria condizione, continuano a comportarsi da vedenti , rifiutano l’uso del bastone bianco, del cane guida, di software assistivi, si ostinano a non chiedere l’aiuto di nessuno per svolgere le normali attività, facendo affidamento solo sul residuo visivo. Queste persone, che evidentemente soffrono di un complesso di inferiorità, da non confondere con il senso di inferiorità, confondono ancora di più, se mai ce ne fosse bisogno, l’immagine che i vedenti hanno dei disabili visivi perchè queste persone possono passare per vedenti ed essere catalogati se dovesse scoprirsi che prendono una qualche provvidenza economica o che godono di qualche beneficio legato alla condizione di ipovedente grave o cieco totale, come i soliti furbetti e i soliti falsi ciechi.
C’è anche da considerare che qualunque disabile, nello specifico qualunque cieco sia totale che ipovedente, per vedersi riconosciuto il proprio diritto a qualunque provvidenza, pensione ed indennità di accompagnamento erogata dall’INPS o da qualunque altro Ente deve essere sottoposto preliminarmente a visita medica presso le commissioni ad hoc istituite. Potrebbe quindi accadere che siano proprio queste commissioni a creare i famosi falsi ciechi e non viceversa:
Da quanto detto risulta adesso più chiaro che capire se abbiamo a che fare con un falso cieco o con un cieco vero è davvero difficile. Alle volte persino le stesse commissioni INPS si trovano in difficoltà ad accertare l’invalidità. Perciò, prima di sparare a zero sul mostro, prima di buttarlo in prima pagina, prima di gridare al truffatore, bisognerebbe usare grande cautela prima di considerare il presunto falso cieco come l’unico colpevole. Poco importa se poi, dopo ricorsi senza fine, cause legali che durano anni, un’ infinità di visite mediche e di consulenze giudiziarie il tanto vituperato disabile visivo, nel silenzio dei media, vincerà la sua giusta battaglia e avrà la sua rivincita nel vedersi finalmente riconosciuto il suo status di cieco vero, senza peraltro che nessuno gli chieda scusa e che lo riabiliti pubblicamente davanti ai suoi denigratori.